12 Apr

Perchè non l’ho fatto prima?

Stamattina, ho cambiato la protezione dello schermo del mio smartphone.

L’avevo comprata da un bel po’ e ogni volta che la guardavo, mi ripromettevo di farlo al più presto, quando avrei avuto un attimo di calma e tranquillità.

Oggi finalmente mi sono decisa, tra pulizia  dello schermo e applicazione avrò impiegato al massimo 5 minuti!

Non appena ho riacceso lo smartphone ho guardato lo schermo e mi sono sentita un’idiota, chiedendomi:

perchè non l’ho fatto prima?

Sarebbero bastati 5 minuti!

In quell’istante ho realizzato che da tempo, senza rendermene conto, mi ero talmente abituata a tutti i graffi e le incrinature della copertina, da non vederli  neanche più, ma ora che l’ho sostituita, la differenza è netta!

Tutto appare  più nitido, i colori più vivi, più luminosi e in definitiva le immagini più belle da guardare.

In un istante ho realizzato che accade lo stesso per altre cose che riguardano la nostra vita.

Rimandiamo spesso cose che andrebbero fatte subito ed

evitiamo di cambiare ciò che in realtà da tempo non va più bene per noi:

  • un lavoro che detestiamo,
  • una relazione che ormai non ci appaga più,
  • una situazione che sopportiamo da tempo che ormai è diventata un peso…

Per semplice Pigrizia?

O perchè in realtà tutto sommato ci sta bene così e facendo una rapida valutazione,  semplicemente ci appare più vantaggioso o meno rischioso NON cambiare?

Fosse tutto semplice come cambiare la copertina allo smartphone, starai pensando!

Hai ragione, ti rispondo.  Lo penso anche io!

Eppure anche un’azione così semplice che richiedeva un minimo sforzo, è stata rimandata più volte per fare cose che ritenevo più importanti.

In realtà poi mi sono resa conto che anche quella azione così semplice importante lo era!

Poichè, indirettamente, ha avuto effetti  positivi sul mio lavoro!

Ha reso più piacevole la visione dello schermo dandomi un sollievo immediato e istantaneo nella visione  e nella lettura, di conseguenza ha reso più agevole il mio lavoro.

Starai pensando: ok hai cambiato la protezione allo schermo del tuo smartphone ma,

perchè me lo racconti Alessandra?

Il punto è che spesso non ci rendiamo conto  di agire come se avessimo  uno schermo incrinato davanti, che  filtra le nostre esperienze ogni giorno.

Nel mio caso ad esempio, se non fosse stato qualcuno a farmi notare che avevo bisogno di sostituire la protezione dello schermo del cellulare, avrei continuato ad usare quella vecchia fino a quando non fosse andata in pezzi, dopo l’ennesima caduta (sì lo so, mi cade spesso, ed è un miracolo che il mio smartphone ancora funzioni!)

Questo perchè usandolo quotidianamente tutti i giorni per più ore al giorno mi ero abituata a vederlo in quel modo e non mi rendevo conto che lo schermo era ridotto male e che quindi andava sostituita la protezione.

L’abitudine, a volte, ci impedisce di vedere  ciò che è lì davanti ai nostri occhi, ciò che altri (che hanno abitudini diverse dalle nostre) vedrebbero immediatamente.

L’abitudine è utile ed ha una funzione di sopravvivenza, ci fa risparmiare tempo ed energie ma allo stesso tempo può essere deleteria se ci ingabbia e ci limita.

Ma di questo, se vorrai,  parleremo più approfonditamente in un altro articolo.

Intanto ti chiedo:

è capitato anche a te?

Ti sei mai accorto che una tua abitudine ti stava limitando o addirittura danneggiando?

Non è necessario fare grossi cambiamenti, che ci stravolgano la vita, il solo pensarlo potrebbe (comprensibilmente) metterti ansia e/o spaventarti.

A volte bastano piccole cose.

Meglio partire dalle cose semplici!

Quale piccolo cambiamento positivo  potresti introdurre nella tua routine quotidiana?

Se ti va, scrivi nei commenti la tua esperienza al riguardo.

A presto,

Alessandra.

 

 

 

 

 

09 Nov

Mi hanno diagnosticato il diabete e Adesso?

volto

L’importanza di un supporto psicologico nella gestione del diabete

La notizia può arrivare come una doccia fredda improvvisa.
Diverse possono essere le reazioni:
Paura, Tristezza, Vergogna, Sconforto, Rabbia, Senso di Colpa, sentirsi vittima di un’Ingiustizia.
Sentire di avere il diabete per alcuni può suonare come una vera condanna.
In Italia ci sono almeno 4 milioni di persone a cui è stato diagnosticato il diabete, ciascuna di esse è unica, con specifiche esigenze e obiettivi da raggiungere che possono e devono essere espressi e concordati con l’equipe sanitaria.

E’ la terapia che deve essere adeguata di volta in volta alle esigenze della persona e non il contrario.

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30 Mag

Ciao Francesco, grazie Capitano!

Come lui stesso ha detto nel suo discorso in cui ha annunciato il suo ritiro:

per 25 anni Francesco Totti si è espresso “con i piedi”.

Una carriera di successo, una vita felice, frutto però di duro lavoro, perseveranza, determinazione, momenti anche bui e scelte difficili. Come quella, ad esempio, di rinunciare a compensi stratosferici, che gli sono stati offerti negli anni, per poter restare alla sua Roma e vivere nella sua città, dove è nato e cresciuto, accanto alle persone che ama.

Per alcuni come lui, il talento è lampante, per altri si palesa gradualmente, per altri ancora è ben nascosto dall’ansia e dalla paura di non essere all’altezza, di non essere abbastanza.

Per tutti, nessuno escluso, però va coltivato, curato con dedizione, impegno, perseveranza.

Va tutelato dagli imprevisti,  protetto dalla sfiducia e dagli ostacoli che inevitabilmente si presenteranno.

Anche se apparentemente la strada  può sembrare “tutta in discesa”, in realtà non è mai così.

Anche  quando suo padre gli diceva che col pallone era più bravo suo fratello Riccardo, Francesco Totti non si è arreso e ha continuato ad allenarsi fino a quando (almeno spero!) suo padre  si è ricreduto!

Anche quando si è infortunato, non si è lasciato abbattere, non ha mollato.

 

 

 

 

Ma c’è di più!

 

Cosa secondo voi lo ha reso “il Capitano”?

Cosa lo ha reso così speciale ai nostri occhi, tanto da far commuovere uno stadio intero, (cronisti compresi) e sentire un  grosso nodo alla gola a tutti noi, mentre annunciava il suo ritiro all’ Olimpico?

Senza dubbio la sua abilità in campo, ma certamente anche la passione e la dedizione al calcio e alla sua squadra, l’amore che ha sempre manifestato per la sua città, per la sua famiglia e per il suo lavoro.

Chi ama fare così tanto ciò che fa, come Francesco Totti, suscita stima, ammirazione e amore nei suoi tifosi, nei suoi colleghi, nei suoi compagni di squadra, nelle persone a lui più vicine e in generale in chi lo guarda mentre fa ciò più ama fare.

E’ nel calcio che Totti rivela tutto il suo talento.

Esprimere  il nostro talento ( o i nostri talenti), qualunque esso sia,

significa darci l’opportunità di manifestare ciò che siamo, dare spazio e voce alla parte migliore di noi stessi.

Traiamo grande gioia, soddisfazione e appagamento personale, dal comunicare al mondo il nostro talento, e tutto ciò si riflette positivamente su tutte le altre aree della nostra vita e sulle persone che ci stanno accanto. L’amore che proviamo per ciò che facciamo si diffonde in tutto ciò che ci circonda, creando  un circolo virtuoso di positività, che si propaga di persona in persona.

Francesco Totti con la sua famiglia all’annuncio del suo ritiro.

Quando invece, molliamo, ci scoraggiamo, lasciamo andare perchè  pensiamo sia troppo difficile o perchè non ci crediamo fino in fondo, a perdere non siamo solo noi, che lentamente cominciamo a spegnerci ma il nostro mondo intero.

Ogni volta che qualcuno rinuncia a perseguire il proprio sogno, a manifestare il proprio talento, sottrae ad altre persone l’opportunità di beneficiarne e  il valore che quel talento crea nelle loro vite.

Ve lo immaginate cosa sarebbe accaduto se Totti avesse abbandonato il calcio prima ancora di diventare il campione che è oggi?

Di quante  grandi emozioni ci avrebbe privato in questi 25 anni della sua straordinaria carriera?

Ciascuno a suo modo può diventare campione nella propria vita. Non è necessario avere doti straordinarie ed essere personaggi famosi.

Ognuno di noi possiede dei tratti unici che opportunamente sviluppati creano il nostro talento.

Quando  però rinunciamo ad esprimerlo, quando rinunciamo ai nostri sogni, rinunciamo ad una parte importante di noi stessi, quella che ci rende unici, colora la nostra quotidianità e imprime una direzione alla nostra esistenza.

Ecco perchè:

scoprire il nostro talento, esprimerlo al meglio e condividerlo con gli altri ci rende persone migliori, più soddisfatte  e realizzate e in definitiva più felici.

Dal mio punto di vista è essenziale che sempre più persone si attivino per esprimere le proprie doti personali al meglio delle loro possibilità, poichè tutti beneficeremmo degli  effetti che esse produrrebbero.

Sono convinta che:

creando valore nella nostra vita, ne creeremo anche nella vita di altre persone e in definitiva daremo il nostro contributo nel rendere il mondo un posto migliore per noi stessi e per gli altri.

Totti Ambasciatore dell’Unicef

 

 

 

 

 

 

 

Vi sono molti modi per manifestare la propria unicità, uno stesso talento può essere declinato in ambiti e settori differenti.

Personalmente ho voluto fortemente tradurre il “mio talento”  nel mio lavoro, ma sono consapevole che  avrei potuto farlo anche in altri ambiti e in altri modi, e non escludo di poterlo fare un giorno.

A volte è necessario chiudere dei capitoli per aprirne di nuovi ed è ciò che Francesco Totti sta vivendo ora.

<<E’ difficile spegnere la luce>> ha detto Francesco Totti nel suo discorso, forse per lui si spegneranno le luci della ribalta, ma la luce che il suo talento emana, quella no, non si spegnerà mai.

L’amore, l’affetto e la stima da cui è circondato ne sono la testimonianza!

Anche se, come lui stesso ha dichiarato, “ora ha paura” per il cambiamento che sta vivendo, sono convinta che non ci sia nulla da temere,  perchè qualunque nuova avventura Francesco Totti vorrà intraprendere, continuerà ad essere illuminata da quella stessa luce che finora  ha guidato e illuminato la sua carriera.

Roma e (non solo)  non dimenticherà mai il suo Capitano! Perchè questi 25 anni della sua carriera non appartengono solo a lui, ma costituiscono una parte della vita di tutti noi (tifosi e non!).

Buona fortuna a lui e a chi non rinuncia al proprio talento!

 

04 Apr

Come affrontare la tristezza: suggerimenti

 

Tristezza
per favore va via
tanto tu in casa mia
no non entrerai mai
c’e’ tanta gente
che ha bisogno di soffrire
e che ogni giorno piange un po’
invece Ornella
vuole vivere e cantare
e deve dirti di no

recitava la famosa canzone cantata da Ornella Vanoni.

Per alcune persone la tristezza è inaccettabile e non la riconoscono, le danno un altro nome, o negano a sè stessi di provarne.

Cercano di distrarsi, di impegnarsi in tante cose  pur di non sentirla.

Altri non appena si sentono leggermente tristi, non vedono l’ora che “passi presto”.

Sentirci tristi proprio non ci piace!

Ma a volte sembra che più cerchiamo di mandarla via, più la tristezza ritorna e dura ogni volta di più.

La tristezza NON è, come molti pensano un’emozione negativa!

Non lo è, perchè le emozioni negative non esistono!

In realtà, secondo la psicologia, le emozioni non sono nè positive nè negative.

“Che vuol dire che non esistono?” Potreste pensare…

“Quando mi sento triste o arrabbiato/a non può essere una cosa positiva, perchè non mi sento a mio agio se sono triste o arrabbiato/a”

Le emozioni possono essere spiacevoli o piacevoli da provare ma sono TUTTE immancabilmente POSITIVE!

“Come è possibile?” Vi starete, forse, chiedendo.

Le emozioni sono tutte positive, perchè sono come segnali stradali che ci indicano se la strada che stiamo percorrendo è quella giusta per noi.

Fungono da bussola.

Le emozioni ci forniscono informazioni preziosissime su come stiamo, se stiamo andando nella direzione che vogliamo.

Se questo non avviene, la tristezza fa capolino nella nostra vita e perdura fino a quando non aggiustiamo la rotta.

Sentirsi tristi non è certo piacevole, per questo tendiamo a scacciare via la tristezza in ogni modo possibile (anche in modi non appropriati, non solo non utili ma a volte addirittura dannosi per il nostro benessere  e per la nostra salute)

La tristezza compare per dirci qualcosa! Cosa?

Lo possiamo scoprire soltanto Noi.

Possiamo scegliere di metterle il bavaglio, ignorarla, rifuggirla e non ascoltarla oppure metterci in ascolto e sentire cosa vuole dirci di utile per farci star bene.

La tristezza è un’alleata preziosa per la nostra felicità.

Prima di ascoltare cosa ha da dirci la nostra tristezza, è importante però che impariamo a porci delle domande .

 

Ma come capire se le domande che ci stiamo ponendo sono quelle giuste per noi?

Quando le domande sono quelle giuste, arrivano le risposte che stiamo realmente cercando.

E le riconosciamo perchè emergono in modo chiaro e autentico,  le sentiamo subito vere, sentiamo che sono proprio le risposte di cui abbiamo bisogno in quel momento della nosta vita.

Non sempre, ascoltando la nostra tristezza, riceviamo le risposte che ci aspettavamo.

Anzi quasi mai, perchè se così fosse non avremmo avuto bisogno di fermarci a riflettere sui motivi della nostra tristezza, poichè tutto ci sarebbe già apparso chiaro in origine.

Se invece le risposte che troviamo non ci fanno suonare “un campanellino interiore”, se non sentiamo che sono profondamente “vere” per noi, allora probabilmente:

  • ci stiamo ponendo la domanda sbagliata, cioè che non è davvero utile in quel momento,
  • oppure nel darci la risposta a quella domanda ci stiamo probabilmente autoingannando.

Ci raccontiamo quello che vogliamo, ciò che ci fa più comodo, ma non è davvero quella la risposta di cui abbiamo bisogno, la risposta che ci consentirà di dare una svolta alla nostra situazione.

Quando ci sentiamo tristi, prendiamolo come un segnale di STOP.

Fermiamoci e chiediamoci:

COSA mi fa sentire triste in questo momento?

Ascoltiamoci,  accogliamo le risposte che ci arrivano, senza giudicarle nè scacciarle via e aggiustiamo la nostra rotta ogni volta che sarà necessario, ogni volta che la tristezza farà la sua comparsa nella nostra vita.

 

Più ci alleneremo a porci domande e a non volere evitare la tristezza a tutti i costi, rimanendo in ascolto di ciò che vuole suggerirci, e sempre più rare saranno le volte che essa verrà a farci visita.

 

Fino a quando un giorno dopo tanto allenamento,  riusciremo ad accoglierla dicendole: “Benvenuta tristezza, cosa vuoi dirmi stavolta? Cosa ho bisogno di vedere che non sto vedendo? Cosa ho bisogno di imparare per sentirmi felice?”

La tristezza può essere un’opportunità per capire cosa ci rende felici, allora perchè cercare di mandarla via a tutti i costi?

Forse se la Vannoni  leggesse questo articolo, oggi canterebbe una canzone diversa, che ne dite?

 

 

Se pensi che questo articolo possa essere utile a qualcuno che conosci, condivilo!

13 Feb

Quando l’Ansia ci impedisce di raggiungere i nostri obiettivi

“E se non ci riesco?”“Chi me l’ha fatto fare?” “Mi sono messo/a in una questione più grande di me”

“Ma sarò in grado di portare a termine questa cosa?”

Questi e altri pensieri si affacciano nella nostra mente quando siamo preoccupati per qualcosa che pensiamo di dover fare.

Oppure  ci sono cose che vogliamo fare da tempo ma che rimandiamo di continuo perchè dubitiamo di esserne capaci.

Non ci sentiamo sicuri e rimandiamo fino al fantomatico giorno in cui finalmente ci sentiremo pronti.

Be’ devo dirvelo: quel giorno potrebbe non arrivare mai!

E intanto l’ansia cresce! E ci sentiamo sempre peggio!

La sensazione che qualcosa ci stia sfuggendo di mano e che la responsabilità di questo sia nostra, ci fa stare ancora più male!

E intanto il tempo passa!

State provando Ansia nel leggere questo articolo?

Bene!

E allora che si fa?

Possiamo scegliere di restare in quello che io definisco “limbo”, in cui ansia, indecisione e frustrazione prendono il sopravvento o cominciare a fare il primo passo.

Il primo passo nella direzione in cui vogliamo andare.

Il più delle volte l’Ansia ci assale quando pensiamo al risultato finale che vogliamo ottenere: utilizzando la modalità di pensiero o Tutto o Niente.

Ma questa è una trappola mentale in cui ci cacciamo da soli e che ha come effetto di crearci talmente tanta Ansia da bloccarci e restare fermi.

Un passo alla volta!

Il primo può sembrare più difficile da farsi, ma una volta compiuto sarà tale il sollievo e la sensazione di benessere per averlo fatto che ci  ritroveremo a domandarci:

“ma perchè diamine non l’ho fatto prima”? “Quante Ansie e preoccupazioni mi sarei risparmiato!”

Qualunque cosa stiate pensando di fare, iniziate a farla ora! Non aspettate!

E quando l’ansia di non farcela farà capolino nei vostri pensieri impedendovi di raggiungere i vostri obiettivi personali, ripetetevi ciò che disse Walt Disney:

Se puoi sognarlo, puoi farlo! E lui ce l’ha dimostrato ampiamente.

Vi è capitato di trovarvi in una situazione simile? Come siete riusciti a superarla?

Scrivetelo nei commenti!

Potreste essere di aiuto a qualcuno che in questo momento si sente sopraffatto dalla sua Ansia, così come è accaduto a voi in passato.

Se siete interessati ad approfondire l’argomento ci vediamo Sabato 11 marzo 2017 all’incontro “Finchè c’è vita c’è sperAnsia”. Ingresso Gratuito, Prenotazione Necessaria.

Seminario tenuto dalla dott.ssa A. Facciolli, Psicologa e dott.ssa R. Manzione, Psicoterapeuta.

Per informazioni clicca qui.

Qui trovi l’evento Facebook

 

27 Gen

Viktor Frankl: come sopravvisse ai lager nazisti.

Viktor Frankl nel 1975

Nel Giorno della memoria
non posso fare a meno di domandarmi:

come si riesce a sopravvivere ad un’esperienza così?

Resistenza è la parola che rieccheggia nella mia mente.
Avete mai sentito parlare di Viktor Frankl?
Viktor Frankl, per me è un simbolo della resistenza.

Neurologo, psichiatra e filosofo, fu deportato in diversi campi di concentramento, in cui perse tutta la sua famiglia.
Riuscì a sopravvivere ai lager nazisti, al tifo e alla perdita delle persone che amava.

Avrebbe potuto arrendersi, lasciarsi morire o sopravvivere e non riprendersi mai più da una simile esperienza. Non fece niente di tutto ciò.
Una volta finita la guerra, scrisse invece diversi libri tra cui Uno Psicologo nei Lager.
Fondò la Logoterapia, un approccio psicoterapeutico che si basa sulla riscoperta del significato dell’esistenza dell’essere umano.
Scelse di mettere la sua terribile esperienza al servizio delle persone, allo scopo di aiutarle concretamente ad affrontare le proprie difficoltà.
Frankl aveva compreso che il senso che diamo alla nostra vita ci aiuta a fronteggiare anche le peggiori avversità.
Come ha fatto Frankl a sopportare la vita nel campo di concentramento?
Come lui stesso ha spiegato è riuscito a sopravvivere anche grazie a due cose:
all’aver preso sin da subito una decisione a cui ha tenuto fede per tutto il periodo della deportazione
In quella prima notte trascorsa ad Auschwitz, mi sono giurato, per così dire con una stretta di mano di non « correre nel filo spinato ». Con questa espressione, molto usata nel Lager, s’indicava il più comune tipo di suicidio: toccare il filo spinato ad alta tensione”

(Viktor Frankl)

nonostante si fosse sin da subito reso conto della situazione in cui si trovava, scelse la vita, giurò a sè stesso di non mollare,
all’essersi creato uno spazio interiore dove poter trovare la libertà, anche se di fatto, era prigioniero
Tutto può essere tolto ad un uomo ad eccezione di una cosa: l’ultima delle libertà umane – poter scegliere il proprio atteggiamento in ogni determinata situazione, anche se solo per pochi secondi.” (Viktor Frankl)
Riuscendo a trovare la libertà dentro di sè e ad andare oltre ciò che era costretto a subìre, poteva ricordarsi di essere sempre e comunque un uomo, malgrado tutto all’esterno volesse farglielo dimenticare.
Il nostro atteggiamento interiore può fare la differenza nel modo in cui affrontiamo le prove difficili che la vita ci presenta, Frankl ce l’ha dimostrato.
Resistere quando tutto sembra ormai perduto, quando ogni cosa sembra perdere senso.
Resistere all’insensibilità, all’indifferenza, all’intolleranza verso tutto ciò che ci appare diverso.
Resistere al cinismo, alla prevaricazione, ai soprusi, all’ingiustizia, resistere a tutto questo ci permette di restare umani, di migliorarci come persone, di tenere fede ai nostri valori che danno senso alla nostra esistenza.
In questo Giorno della Memoria ricordo a me stessa quanto è importante non perdere ciò che ci rende meravigliosamente unici, poichè l’uomo “è un essere che decide sempre ciò che è. » (Viktor Frankl)

cos'è l'uomo v Frankl

13 Nov

Come crearsi un futuro migliore

bimbo-filippino

Questa foto ritrae un bambino filippino mentre studia per strada alla luce di un lampione. Sta facendo il giro del pianeta ed è ormai diventata un’immagine virale sui social con migliaia di condivisioni in brevissimo tempo e sapete perchè?
Perchè ritrae la speranza.
La voglia di farcela “nonostante” le difficoltà oggettive.
Riflettiamoci: non tutti reagiamo agli ostacoli e alle difficoltà che incontriamo nello stesso modo.
In fin dei conti il bambino della foto avrebbe potuto affrontare la medesima situazione in modi diversi, scegliendo ad esempio di:

-non andare a scuola e fare altro (evitamento del compito)
-frequentare le lezioni ma con superficialità, limitandosi alle sole ore di presenza a scuola, (scarso impegno)
-trovare mille scuse e motivi per non studiare, ( per scarsa fiducia nelle proprie possibilità) e chissà cosa altro!
Eppure sceglie di studiare comunque, malgrado non abbia la corrente elettrica a casa.

Quante volte ci demotiviamo ancor prima di iniziare un progetto che abbiamo a cuore, perchè sentiamo di non avere tutto ciò che occorre per realizzarlo? Una casa, soldi, lavoro, amici, un partner, il “fisico giusto” il peso ideale ecc..?

Abbiamo forse la pretesa di avere tutto ciò che ci serve ancora prima di cominciare?

Mi capita spessissimo di sentire le persone dire: quando sarò…allora…oppure quando avrò questo allora…
E così accade che i sogni, i progetti, si procastinino all’infinito in vista di un futuro idealizzato in cui forse, un giorno, avremo tutti gli elementi per costruire il bel quadro che ci siamo costruiti nella mente.
Il bambino ritratto nella foto ci sta insegnando cosa possiamo fare diversamente in questi casi.

Anzicchè lasciarci andare allo sconforto, restare fermi, rassegnarci o restare in attesa di un futuro migliore, possiamo provare a costruirlo ora quel futuro migliore.

Come?

Cominciando a guardare le cose sotto una prospettiva diversa e chiedendoci:
Cosa voglio raggiungere? Di cosa ho bisogno? E cosa ho a mia disposizione?

Una volta che ci siamo posti queste domande, la “trappola” mentale in cui spesso cadiamo è di focalizzarsi su tutto ciò di cui avremmo bisogno per realizzare i nostri desideri ma che non abbiamo o di cui siamo carenti!
E ancora una volta parte il consueto loop mentale: non sono abbastanza bravo, bello, in gamba, competente…se fossi più alto, bello, giovane, istruito allora sì che agirei…
e continuiamo a crogiolarci negli alibi che siamo abilissimi a creare per non agire e conquistare ciò che realmente desideriamo.
C’è un detto che dice: se continuerai a fare ciò che hai sempre fatto, continuerai ad ottenere ciò che hai sempre ottenuto.
Cosa possiamo fare allora di diverso per cambiare e darci l’opportunità di realizzare ciò che desideriamo?
Quel bambino ci sta insegnando un segreto!
Se vogliamo realizzare i nostri sogni e progetti, invece di concentrarci su cosa manca è più utile e proficuo concentrarci su cosa abbiamo già! Sulle risorse già disponibili, sia quelle che il nostro ambiente ci offre sia quelle che abbiamo dentro di noi.
Lui aveva bisogno di luce per leggere e scrivere, e non credo abbia pensato: un giorno quando lavorerò e potrò pagare la corrente elettrica allora mi metterò a studiare.
Molto più semplicemente si sarà detto: voglio studiare e devo fare i compiti per domani. Mi serve la luce per poter leggere e scrivere, dove la trovo? Ma in strada ovviamente!
A volte le risposte che stiamo cercando sono davanti a noi, basta saperle vedere.
E gli occhi ingenui e semplici di un bambino sono in grado di vedere tante cose!
Grazie bambino e Buona fortuna a te, chiunque tu voglia diventare!

Ispirato da un articolo: http://www.huffingtonpost.it/2015/07/01/bamnino-filippino-compiti_n_7703500.html

07 Ott

Lasciate perdere…quelli che vi dicono di lasciar perdere!

Roger_Bannister-oggi

E’ impossibile! Non ci riuscirai mai! Lascia perdere finchè sei in tempo o resterai deluso!

Vi suonano familiari queste parole?

Saranno state queste o molto simili quelle che Roger Bannister deve essersi sentito dire per molto tempo.

E’ comprensibile che Roger ad un certo punto abbia seriamente pensato di abbandonare la sua impresa. Come non comprenderlo?

Quando tutti sembrano remarti contro e ti fanno sentire un fallito perchè non hai ancora raggiunto l’obiettivo che ti sei prefisso, è facile cadere nello sconforto e dubitare di sè stessi e delle proprie capacità.

Siamo umani, esseri sociali, ciò che le persone (soprattuto quelle a cui teniamo), pensano e dicono assume importanza per noi. Quando dobbiamo affrontare delle prove difficili, vorremmo che le persone che abbiamo intorno ci supportassero e ci confortassero nei momenti di scoraggiamento.

Se avete accanto persone che vi incoraggiano e vi spronano a raggiungere i vostri obiettivi, buon per voi! Siete molto fortunati. Ma non sempre ciò accade e ci si può sentire molto “soli” di fronte alle proprie sfide.

Roger era un atleta e aveva un sogno: correre il miglio al di sotto dei 4 minuti.

Tutti gli dicevano che era impossibile, adducendo spiegazioni scientifiche sulla struttura del corpo umano e sulle leggi della fisica.

Superato il momento di sconforto Roger riprese ad allenarsi e ad impegnarsi così tanto da arrivare il 6 agosto del 1954 a battere finalmente il record, correndo il miglio in 3 minuti e 59.4 secondi.

Ma non è finita qui!

Dopo soli 46 giorni un altro atleta battè il record di Bannister correndo il miglio in un tempo migliore! E nell’anno seguente, altri corridori corsero il miglio sotto i 4 minuti.

Come era stato possibile che per anni nessuno fosse riuscito nell’impresa e ad un tratto erano bastati soli 46 giorni affinchè qualcun altro non solo lo eguagliasse ma addirittura lo superasse?

Era stato definitivamente superato il limite mentale che tutti si erano posti fino ad allora. Una volta oltrepassato il limite del possibile, una volta capito che si poteva fare, anche altri cominciarono a provarci, a spingersi oltre, ad osare di più.

La vittoria di Bannister resta memorabile non per il record ormai superato, ma perchè ha dimostrato due cose:

-ogni volta che  l’opinione pubblica ritiene che qualcosa possa essere fatta  soltanto in un modo (un miglio in almeno 4 minuti), non è detto che sia così;

ciò che crediamo impossibile può diventare possibile.

Roger scelse di andare avanti e seguire il suo sogno nonostante tutto.

L’errore che spesso commettiamo è di guardare solo la fine della storia quando è a lieto fine, senza andare a ricostruire tutto il percorso che c’è stato prima di arrivare al risultato. Eppure senza quel percorso costellato di tentativi non riusciti, il risultato non ci sarebbe stato.

Ogni cosa nella nostra storia ha valore, non solo i successi.

Tutti gli uomini che hanno compiuto imprese memorabili, hanno spesso dovuto superare grandi difficoltà; non erano supereroi, non sono nati con qualcosa in più che non possediamo anche noi.

Non permettiamo agli altri di derubarci delle nostre aspirazioni quando ci dicono che non ce la possiamo fare. Nei momenti bui, in cui il vostro traguardo sembra sfocarsi e allontanarsi, ricordatevi di Roger!